Tuta di Kill Bill (taglia S)
Scarpe Asics Donna stile Kill Bill n. 37
Fotomontaggio per rendere l'idea del progetto:
Bambola
Calze bianche
Calze nere
Grembiule insanguinato
Insetto finto:
Leggins
Mascherine Cyber Gothic
Pistola giocattolo:
Scarpe donna in vernice n. 40
Stetoscopio
Zoccoli infermiere n. 38
Parrucca rossa
Abito Gotico Corto (Taglia M)
Progetto con abito gotico esterno villa
Sposa horror alla Casa delle Favole
Maschera antigas in posto abbandonato...
Progetto: Il medico della Peste:
La maschera del “Dottore della peste” non è una maschera tradizionale del Carnevale, piuttosto una divisa utilizzata per difendersi dalla terribile pestilenza che colpì Venezia nel 1630. In quegli anni di stragi epidemiche, i medici indossavano un ampio mantello di colore nero serioso e luttuoso e guanti protettivi, mentre riempivano il “becco” con rare spezie ed essenze medicamentose dalle opinabili proprietà antisettiche e disinfettanti, nel vano tentativo di proteggersi dall’infezione e , nello stesso tempo per neutralizzare i miasmi infettanti della peste. Solo successivamente divenne una maschera, acquistando nel rituale del carnevale veneziano, un significato scaramantico ed esorcistico nei confronti della mortale malattia contagiosa.
Passati gli anni tremendi della peste, si dimenticò quasi l’antico significato di quel l’uniforme funerea che si trasformò in una maschera vera e propria e, nonostante il suo aspetto grottesco e terrificante, contribuì ad arricchire la carrellata delle maschere del carnevale Veneziano. Molto probabilmente, non fu soppressa proprio per esorcizzare il dolore del passato. Certo è che oggi non tutti conoscono la vera storia di questo tragico costume .
Per secoli l'andamento demografico veneziano fu dominato dalla peste: la Morte nera. Secondo i dati dei censimenti militari, nel 1200 i veneziani erano 80.000, nel 1300 erano 160.000, in tutta l'area lagunare, dei quali 120.000 abitanti nella città. Nell'Europa occidentale medievale veniva considerata grande città un centro con 10.000 abitanti! Quindi Venezia era considerata una metropoli. Ma quando Venezia aveva superato le 100.000 unità, la peste cominciò a decimare la popolazione.
La Morte nera si presentava in due forme:
- la forma bubbonica, che si manifestava appunto con dei gonfiori, i bubboni, di colore nerastro
- la forma polmonare, con sintomi della polmonite acuta, trasmessa con contagio da persona a persona. La diversità tra le due forme non era ben chiara ai veneziani, quindi se la quarantena poteva impedire la diretta diffusione della forma polmonare, a nulla giovava contro la forma bubbonica. L'infezione polmonare era sempre la conseguenza di un caso di peste bubbonica. La sua trasmissione era dovuta alle pulci infette dei topi ospiti delle navi. E precisamente fece il suo nefasto arrivo dall'Oriente: Caffa, stazione della Crimea frequentata da veneziani e genovesi era assediata dai tartari, già decimati dalla malattia, i quali per piegare la resistenza degli assediati, pensarono di catapultare i loro morti nella città. Nell'autunno del 1347 una galera veneziana da Caffa portò in Italia i topi impestati. Nei diciotto mesi che seguirono morirono di peste i tre quinti dei veneziani.
Dal 1348 seguirono tre secoli funestati dalla Morte nera. Alle decimazioni seguivano notevoli riprese dell'andamento demografico. Nel 1500 il numero dei veneziani era pressapoco lo stesso del '300: intorno ai 120.000.Gravi flessioni si registrarono a seguito delle due pestilenze del 1575-1577 e del 1630-1631: ciascuna falciò un terzo della comunità veneziana.
La Festa della Salute è una festa religiosa legata al ricordo della fine della peste del 1630. I veneziani accorrono numerosi ,su imbarcazioni, al tempio votivo tramite un ponte di legno che collega in quest'occasione le due rive del Canal Grande, all'altezza del campo di Santa Maria del Giglio. Il doge e la signoria si recavano in pompa magna alla Festa della Salute per assistere alle funzioni religiose e per dare un'impronta di ufficialità alle celebrazioni.
Dopo le suddette pestilenze, a Venezia non si registrarono più epidemie e la Peste nera, fortunatamente, scomparve dall'Europa anche perchè, con ogni probabilità, il ratto bruno si diffuse a spese del ratto nero o comune, diretto responsabile delle epidemie.
Passati gli anni tremendi della peste, si dimenticò quasi l’antico significato di quel l’uniforme funerea che si trasformò in una maschera vera e propria e, nonostante il suo aspetto grottesco e terrificante, contribuì ad arricchire la carrellata delle maschere del carnevale Veneziano. Molto probabilmente, non fu soppressa proprio per esorcizzare il dolore del passato. Certo è che oggi non tutti conoscono la vera storia di questo tragico costume .
Per secoli l'andamento demografico veneziano fu dominato dalla peste: la Morte nera. Secondo i dati dei censimenti militari, nel 1200 i veneziani erano 80.000, nel 1300 erano 160.000, in tutta l'area lagunare, dei quali 120.000 abitanti nella città. Nell'Europa occidentale medievale veniva considerata grande città un centro con 10.000 abitanti! Quindi Venezia era considerata una metropoli. Ma quando Venezia aveva superato le 100.000 unità, la peste cominciò a decimare la popolazione.
La Morte nera si presentava in due forme:
- la forma bubbonica, che si manifestava appunto con dei gonfiori, i bubboni, di colore nerastro
- la forma polmonare, con sintomi della polmonite acuta, trasmessa con contagio da persona a persona. La diversità tra le due forme non era ben chiara ai veneziani, quindi se la quarantena poteva impedire la diretta diffusione della forma polmonare, a nulla giovava contro la forma bubbonica. L'infezione polmonare era sempre la conseguenza di un caso di peste bubbonica. La sua trasmissione era dovuta alle pulci infette dei topi ospiti delle navi. E precisamente fece il suo nefasto arrivo dall'Oriente: Caffa, stazione della Crimea frequentata da veneziani e genovesi era assediata dai tartari, già decimati dalla malattia, i quali per piegare la resistenza degli assediati, pensarono di catapultare i loro morti nella città. Nell'autunno del 1347 una galera veneziana da Caffa portò in Italia i topi impestati. Nei diciotto mesi che seguirono morirono di peste i tre quinti dei veneziani.
Dal 1348 seguirono tre secoli funestati dalla Morte nera. Alle decimazioni seguivano notevoli riprese dell'andamento demografico. Nel 1500 il numero dei veneziani era pressapoco lo stesso del '300: intorno ai 120.000.Gravi flessioni si registrarono a seguito delle due pestilenze del 1575-1577 e del 1630-1631: ciascuna falciò un terzo della comunità veneziana.
La Festa della Salute è una festa religiosa legata al ricordo della fine della peste del 1630. I veneziani accorrono numerosi ,su imbarcazioni, al tempio votivo tramite un ponte di legno che collega in quest'occasione le due rive del Canal Grande, all'altezza del campo di Santa Maria del Giglio. Il doge e la signoria si recavano in pompa magna alla Festa della Salute per assistere alle funzioni religiose e per dare un'impronta di ufficialità alle celebrazioni.
Dopo le suddette pestilenze, a Venezia non si registrarono più epidemie e la Peste nera, fortunatamente, scomparve dall'Europa anche perchè, con ogni probabilità, il ratto bruno si diffuse a spese del ratto nero o comune, diretto responsabile delle epidemie.
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