martedì 30 dicembre 2014

Altri quattro passi nella Rovigo che cambia ...

Dopo il servizio che ho fatto sulla Rovigo che cambia ho avuto diversi suggerimenti da parte di amici che mi hanno indicato altri negozi ed attività che hanno aperto o chiuso in questo anno che sta terminando. Così ho deciso di fare un altro giro. Questa volta ho lasciato in casa la reflex ed ho fatto le foto con la più maneggevole Nikon 1 una fotocamera mirorless di cui vi parlerò magari in un prossimo post.
Iniziamo con una foto di via X luglio addobbata con le luminarie natalizie...


In fondo a via Cavour, lo storico negozio di dischi Ferrari si è trasformato in un negozio di abbigliamento Vintage...  


sabato 13 dicembre 2014

Quattro passi nella Rovigo che cambia

Si avvicina la fine dell'anno, tempo di bilanci. Così in un pomeriggio di sole e un po' freddo ho deciso di fare quattro passi per la mia città, cercando di fotografare il suo cambiamento dal punto di vista architettonico e commerciale nel corso di quest'anno.
La città sembra non cambiare mai e invece lentamente si trasforma, giorno dopo giorno: apre un negozio di qua, ne chiude uno di là... ed ecco che la città che c'era prima non esiste più, si trasforma. Succede anche a Rovigo seppure questa città possa apparire un po' ferma e statica. Invece non è così.
Incontro una persona a cui spiego le motivazioni per cui sto girovagando con la macchina fotografica appesa al collo... e mi dice: «Capisco, in effetti aprono e chiudono tantissimi bar,  è un periodo di crisi, di precarietà, ma è una "precarietà dinamica"...».
Mi piace questa definizione di quello che sta succedendo: "precarietà dinamica", perché sembra contenere un aspetto positivo, ovvero un invito a non demordere, ad avere il coraggio di buttarsi, a credere in se stessi, a provare ad investire...

Ed ecco allora come appare il centro di Rovigo in questo fine 2014.  Nessuna pretesa di proporre al lettore un'analisi completa, dettagliata,  ma solo un punto di vista, per fare con la fotografia quello che la fotografia serve principalmente a fare: descrivere la situazione di un momento. Una istantanea della realtà nel suo continuo evolversi, nel suo divenire.
E poi, visto che come gruppo di fotografia ci siamo dati come tema annuale la "street photography", penso che anche questo servizio sia attinente. Perché nella fotografia di strada ci può essere o meno la presenza della persona, ma ad ogni modo l'ambiente è pur sempre frutto di una antropizzazione, di un segno dell' opera e dell'ingegno dell'uomo.

Infine, chiudo questa pagina con una frase rubata alla mia amica fotografa Martina "la fotografia è una cosa semplice. A condizione di avere qualcosa da dire". Si tratta di una celebre citazione del fotografo Mario Giacomelli.... Ma è meglio iniziare la nostra passeggiata senza perdersi in altre chiacchiere da bar ....

A proposito, partiamo proprio dal trasferimento del bar storico "El Cogheto", che da sotto il portico di via Cavour è passato in Corso del Popolo, sotto all'ex palazzo dell'Enel...



domenica 30 novembre 2014

Toccata e fuga all'ex psichiatrico


Mattinata nebbiosa ed autunnale, in questo periodo hanno iniziato a comparire le nebbie così la tentazione di fare delle foto suggestive è forte. Mi alzo, è sabato, penso ad un luogo non troppo lontano da casa dove andare per fare qualche scatto... e ovviamente il primo posto a cui penso è l'ex psichiatrico.... anche perché non ci entro da qualche mese. E la voglia di vedere se è tutto ancora lì è molta. E poi dovendo andare a ritirare l'obiettivo grandangolare appena aggiustato in negozio, prendo l'occasione e decido di andare. Mentre sto andando penso che a volte sono i luoghi che ci chiamano. A volte sono le cose che vogliono farsi trovare. Come venerdì quando sono andato al mercatino dell'usato e fatalità ho trovato il libro Brum Brum di Giorgio Bettinelli che avevo intenzione di leggere dopo avere letto il primo "In Vespa" .... Entro e la sensazione è quella di essere veramente in un posto alla "Silent Hill".... Ho un po' il timore di incontrare qualche immigrato. Poi ho fretta, non ho detto a nessuno di trovarmi qui... mando un messaggio con watsapp alla mia ragazza.. tanto per informare qualcuno... c'è silenzio, intorno solo il rumore degli uccelli che al rumore dei miei passi scappano via... noto un pacchetto di sigarette gettato da poco...  segno che qualcun altro è entrato di recente, forse un giorno due al massimo, magari mezz'ora.... resto lì poco ma vedo che è tutto come sempre anzi questo luogo sembra sempre più consumato e derelitto, l'estate accende di più i colori, l'inverno li spegne... però il mistero ed il fascino aumentano...

lunedì 3 novembre 2014

Noi andiamo fin là sopra!


«Noi andiamo fin sopra!» Dicono. «Ah!» esclamo ..... e intanto penso:«Ed io?? vado o non vado?....» Io no... io non ho avuto il coraggio di salire le scale, saranno stati dodici piani ad occhio e croce, contandoli da sotto. Guardandoli dal basso. Questo silos è altissimo come un grattacielo, come una montagna... 
Si lo so, mi direte che sono un fifone, un po' come quando c'era da fare il quadro svedese alle scuole medie. Allora c'era da arrivare fino all'ultima fila di quadrati. Io mi fermavo alla penultima. Non si sa mai. Figuriamoci poi salire su questi silos... eppure le scale sono recenti, solide, perché qui hanno finito di portarci le barbabietole agli inizi degli anni '90, neanche tanto tempo fa quindi. 
Quello di Bottrighe era uno dei tanti zuccherifici in questa zona, aveva iniziato la sua attività nel 1914, quindi ora avrebbe compiuto i suoi primi cento anni. Adesso però la proprietà è stata frazionata, tra diverse aziende, alcune delle quali sono ancora attive, invece una ditta per la lavorazione di polietilene aveva iniziato ma poi è fallita nel 2005.... una brutta storia...
Alla base dei due grandi silos c'è un capannone che era sicuramente un'autofficina perché c'è la buca per le riparazioni delle automobili... la riconosco, perchè ne ho viste fin da quando ero piccolo visto che anche mio padre faceva questo lavoro... poi visitiamo il piano terra che collega i due silos, dove c'è un lungo nastro trasportatore... usciamo di nuovo dallo stabile e più distante si vede la vecchia centralina elettrica, dove al primo piano ci sono ancora le cabine con tutte le leve per regolare l'illuminazione e la corrente elettrica dei vari settori.
Infine visitiamo la palazzina in stile liberty che a quanto sembra ospitava gli uffici amministrativi. Facciamo un po' di foto al piano terreno ma quando è ora di salire a quello superiore, notiamo qualcosa di strano... c'è un contatore elettrico, piuttosto nuovo, con una luce rossa accesa! 
Forse non è così abbandonato come sembra.. Sorpresi ed un po' delusi dalla cosa, decidiamo che è meglio rinunciare alla visita e alzare le ancore, non si sa mai... Poi in realtà siamo rimasti ancora lì sul piazzale... a fare che cosa? Lo scoprirete guardano il video... Comunque penso che questa sia stata l'ultima uscita della stagione per quanto mi riguarda....


martedì 21 ottobre 2014

Quando si abitava nella golena del fiume...


Case lasciate, svuotate, abbandonate perchè qui non si poteva più stare, non conveniva più abitare... chi abitava in golena, una volta, aveva anche una barca al primo piano della propria abitazione, perchè quando le acque del fiume si alzavano e poi strabordavano, e poi entravano al pian terreno, bisognava fare solo una cosa: salire sulla barca ed allontanarsi, lasciando lì quel poco che si possedeva... per poi farvi ritorno una volta che il fiume avrebbe battuto in ritirata...
Adesso una strada piuttosto fangosa e a tratti impraticabile con le automobili e che quindi decidiamo di percorrere a piedi, si infila tra i pioppeti che caratterizzano questo ampio lembo di terra che ancora oggi assolve la sua funzione di contenimento delle acque quando il fiume è in piena.
E ci accompagna a vedere gli scheletri di queste case, tra le quali, ad un certo punto si incontra struttura lignea creata per gli amanti del birdwatching. Un vecchio bar dove forse un tempo la gente si trovava, uno di quello con i bagni all'esterno.. e che adesso ha il pavimento di fango. 
Qui il tempo sembra essersi fermato e camminando si è colti da un silenzio irreale disturbato solo dal rumore del vento che muove le foglie. Dalle finestre ai piani superiori delle case  sembra che la natura abbia steso  lunghissimi tappeti di erba. E che poi in questo luogo avvolto di mistero... sembra sia proprio qui che è venuto Lovecraft o che proprio qui abbia immaginato di esserci venuto e che proprio qui abbia pensato di incontrare uomini anfibio, gli uomini-uccello e cose così.. E adesso troviamo qualche scritta, qualche graffito.... si andrebbe ancora più avanti, sotto l'argine ma noi per questa volta ci fermiamo qui.

domenica 5 ottobre 2014

Il cimitero cancellato dal tempo


Più che abbandonato direi cancellato. O quasi. Perchè di questo cimitero, sepolto dalla vegetazione, da fuori non si vede quasi più niente, solo alberi erbacce, sterpaglie, rovi e spine, che ultimamente lasciano spesso la testimonianza del loro passaggio sulle mie braccia e gambe.. (e mi raccomando sempre di andare con le scarpe pesanti dopo esserci stato....)  Questo posto dicevo anche se sai dove si trova non lo sai così di preciso perché per vederlo bisogna arrivarci dentro immergendosi tra questi rami spinosi e poco invitanti.. Una volta dentro, le tombe non si distinguono più perché madre natura ha fatto bene il suo lavoro, cancellando, con il suo esercito di vermi e batteri, di umidità, e muschio, piogge e venti, le  fotografie e le  scritte sulle lapidi, comecon la gomma si cancellano i segni di matita su un foglio di carta. 

Così distingui a malapena i pezzi di marmo, quello che mi sconvolge di tutto questi è che c'è rimasta un'unica lapide ancora in piedi, con la foto della persona ritratta ancora piuttosto nitida... chissà perché ... e la seconda cosa che mi stupisce è che alcune lapidi riportando date che non sono poi più lontane di 60 anni fa.... in pochissimo tempo l'incuria dell'uomo ha lasciato via libera al deterioramento assoluto di questo luogo che sta per diventare sempre più un "non luogo". Quello che deve essere il luogo della memoria, della conservazione del ricordo è stato dimenticato... 
Tante di queste erano tombe di bambini... poi si arriva in fondo e si vede un'ossario sul quale sono state asportate delle pietre ed è stato creato un foro attraverso il quale  con l'ausilio di una torcia riusciamo ad illuminare le ossa al suo interno.
Devo dire che fra tutti i posti che ho visitato questo è quello che mi ha impressionato di più e che mi ha fatto notare quanto siamo effimeri ed anche ciò che dovrebbe restare a testimonianza del nostro vissuto, come una lapide in un cimitero, può scomparire come una foglia che cade nel terreno e da esso in breve tempo viene consumata, inghiottita, cancellata appunto. 

giovedì 25 settembre 2014

Come se fossi stato in sella con Bettinelli

Ho fatto un viaggio. Immaginario... sulla sella della Vespa di Giorgio Bettinelli, un viaggio leggendo le pagine di questo suo libro,  che ho iniziato ad agosto di quest'anno e ho finito oggi..... in realtà questo viaggio, raccontato nel suo libro "In Vespa" edito da Feltrinelli, Bettinelli lo ha fatto tra il 1992 ed il 1993 partendo da Roma per finire a Saigon, dopo 24 mila chilometri fatti di asfalto, sterrato, buche, infortuni, difficoltà, maledizioni, innamoramenti, incontri avuti e mancati.
Il tutto era iniziato per caso quando ricevette in dono una vespa, mentre viveva accampato in un bungalow in Indonesia... anche il mio viaggio nella lettura è iniziato per caso perchè questo libro non l'ho scelto ma mi era stato regalato un'amica lo scorso anno, per il mio compleanno. L'avevo lasciato in parcheggio nella libreria come tanti altri ... poi mi sono deciso di prenderlo in mano...


La fotografia direte, questa volta non c'entra ed invece c'entra perché Bettinelli ha imparato a fotografare i posti che visitava proprio durante questo viaggio e poi ha pubblicato un libro fotografico che vedremo se riuscirò a procurarmi.... anche perchè costa una cifra, non è più stato ristampato ed è rarissimo...  
"In Vespa" è un libro che mi è piaciuto molto, mi ha fatto conoscere un po' dei posti che mi sono totalmente sconosciuti... viaggiare è incontrare persone, conoscere dei posti, restare affascinati e restare talvolta appiedati.....viaggiare avendo una meta è diverso che viaggiare senza avere una meta come testimonia Bettinelli... 

Riporto qui alcune frasi del libro che ho sottolineato strada facendo e pagine voltando.....

" Wayan seppe stupirmi una volta di più con la bellezza del suo carattere, con la gioia genuina che gli nasceva dal vedere la gioia altrui. Avevo già imparato a riconoscere l'amicizia anche da questo: è proprio quando tutto ti va per il verso giusto che un amico vero non è invidioso di te, non gode nel denigrarti non cerca di sminuire agli occhi altrui il tuo benessere, ma ne fa piuttosto un motivo di benessere anche proprio". 

"E' un destino crudele quello di chi ha un'anima ligia al dovere e un cuore fuorilegge"

"Quanto più si è contenti tanto più viene facile e costa poco, essere generosi"

"Ogni persona è una macedonia di segreti, e i suoi mezzi per sopravvivere durante il viaggio, i suoi turbamenti e le sue gioie, tra una manciata d'anni saranno dimenticati da tutti come la sua stessa carne e le sue stesse ossa"  

"Nelle storie d'amore c'è sempre una grande componente di egoismo; ma nelle storie d'amore che ci si nega c'è un egoismo ancora più grande"

Poi come sempre quando finisco di leggere un libro mi dimentico il contenuto. Purtroppo.....

lunedì 15 settembre 2014

Poveglia, i fantasmi e soprattutto i rovi pungenti


L'isola per essere infestata è infestata...ma di erbacce e di rovi pungenti (Rubus ulmifolius), quindi attrezzatevi di pantaloni lunghi e di maglia a maniche lunghe nel caso ci vogliate mettere piede.
Di fantasmi, invece, nemmeno l'ombra, almeno di giorno... L'unica specie "aliena" è rappresentata da qualche turista spinto dalla curiosità o da sparuti gruppetti di esploratori urbani spinti dallo spirito d'avventura o dalla voglia di fotografare.
La nostra destinazione è nota, anche perché è riemersa non dall'acqua, ma dalle nebbie dell'indifferenza popolare per essere stata oggetto di vendita proprio quest'anno da parte dello Stato...  e così da una parte si sono schierati i veneziani (povegliapertutti) pronti a  difenderla con i denti (per non vederla finire nella mani di qualche facoltoso straniero, pronto magari a trasformarla in un albergo a cinque stelle come avvenuto per altre isolette della laguna - qui è possibile acquistare delle quote per sostenere il progetto) e dall'altra un imprenditore italiano che però ha fatto una offerta troppo bassa e quindi il primo round si è concluso con un niente di fatto. Per fortuna!

lunedì 18 agosto 2014

Anche qui non si balla più


Per anni ci sono passato davanti e l'ho sempre vista più o meno così... abbandonata... perché saranno vent'anni ormai che è in queste condizioni. Domenica scorsa in una giornata di sole e piena di macchine che sfrecciavano in Romea dirette alle località balneari, io e il mio compagno d'avventura, abbiamo deciso di entrare. 
Non è stato difficile perchè di porte e portoni, finestre e finestrini, non c'è rimasto niente e questo stabile svela ora tutta la sua interiorità e riservatezza al primo sguardo. 


E' aperto alle intemperie, ai vandali, agli appassionati di Parkour, ai graffitari che ne hanno cercato di ravvivare l'immagine con delle pregevoli opere! E' uno scheletro di discoteca ormai..... Entriamo... e la prima sala la saltiamo senza fare foto ...andiamo direttamente nella seconda più ampia dove.... sorpresa! Incontriamo un signore sui sessant'anni intento a cercare qualcosa...... ci spiega che prima la discoteca si chiamava "Capital", poi "Madrugada" e infine "Naxos".. ci racconta che lui qui ci veniva a ballare e che adesso i vandali si sono portati via tutto ...

giovedì 14 agosto 2014

Ubermensch a Tribano


Ed eccomi reduce ad un altro mega concerto degli Ubermensch, la band tributo ai Rammstein.  Questa volta sono a Tribano in provincia di Padova, dove è stato allestito un grandissimo palco e così la band può dare sfogo a tutte le proprie emozionanti espressioni scenografiche.
La luce durante i concerti è sempre molto aleatoria quindi si cerca di scattare più possibile... La mia macchina tiene bene gli alti Iso quindi posso andare con tempi abbastanza rapidi però i componenti del gruppo  si muovono parecchio sul palco e diventa difficile seguirli .... Inoltre i fan sono numerosissimi sotto il palco e considerata la  nostra poca puntualità ad arrivare unita alla nostra poca propensione a rompere le scatole a chi si sta godendo lo spettacolo, siamo costretti a scattare da angolazioni spesso proibitive e marginali.... Però tutto sommato, in questo modo, siamo anche più liberi di sgattaiolare da una parte all'altra cercando punti di vista diversi...


venerdì 8 agosto 2014

La fornace e la villa


Queste foto sono parte di un progetto, che ho svolto tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013  intitolato "Paesaggio dimenticato" per l'Arci di Rovigo. Assieme al regista Alberto Gambato, abbiamo anche realizzato delle interviste ai lavoratori della fornace, oggi tutti ultraottantenni che ci hanno dato la loro preziosa testimonianza. Le foto si riferiscono alla Fornace Totti di Villanova Marchesana, situate nell'area golenale del Po, ancora ben visibili dalla strada Eridania.
Come riportato dalla rivista Ventaglio90 la fornace "Rappresenta la testimonianza concreta di un’attività aziendale che per lunghi anni ha consentito ai comuni rivieraschi del Po di integrare la precaria economia agricola con l’occupazione di molti lavoratori stagionali che nei periodi di punta potevano raggiungere le 300 unità. Si tratta delle fornaci della famiglia Totti, opportunamente costruite lungo il corso del Po per impiegare la preziosa argilla ricavata dal fiume. Realizzate negli ultimi anni del 1800 e nella prima metà del secolo scorso, hanno caratterizzato un’epoca in cui nel settore edilizio si faceva larghissimo impiego del classico laterizio cotto in forno". Nella foto in alto si vede come la facciata sia crollata probabilmente a seguito del terremoto del 2012. Nella foto sottostante invece si vede la fornace lateralmente.

domenica 3 agosto 2014

I nostri posteri ci malediranno!

Mi alzo dal letto, scendo in cucina e mia madre mi informa che è successa una frana in montagna, nel trevigiano, che ha causato 4 morti e cinque feriti.... cerco subito maggiori informazioni su Rai News... più tardi vado a fare la spesa e mentre sto caricando le borse in macchina al parcheggio incontro un signore anziano che si sta lamentando del caldo ....e mi dice che c'è un'afa tremenda già di prima mattina. Mi dice inoltre che il clima sta cambiando a causa dell'uomo, delle industrie, dell'inquinamento. Mi dice che a causa del nostro comportamento del nostro egoismo abbiamo rovinato il mondo e che i nostro posteri ci malediranno. Mi dice che non c'è più nulla di buono, che quello che mangiamo è tutto inquinato, che la carne non è più buona, che la verdura non è più buona.
Penso al libro di Arthur Miller "Erano tutti miei figli", di cui ho letto solo la trama ma che già quello basta per capirne il senso... lo leggerò prometto! L'egoismo, i soldi hanno rovinato la nostra società.
E poi a cosa serve alla fine il denaro se poi lasciamo qui tutto?
Tornando a casa in macchina penso che quel signore abbia ragione sul fatto che i nostri posteri verranno a profanare le tombe di una e più generazioni che invece di garantirgli un futuro ha consumato tutto il consumabile, che ha distrutto le bellezze e le risorse del creato.
Cerco di giustificarmi pensando che anche i nostri posteri magari se fossero stati al nostro posto avrebbero fatto lo stesso..... Penso che pure i nostri avi avrebbero fatto lo stesso, solo  che non erano in tanti come noi, non avevano la nostra capacità e tecnologia per sfruttare abbastanza bene le risorse. E quindi penso che i nostri posteri forse dovrebbero perdonarci per questo.
Poi penso al ragazzo che ieri sera mi raccontava che una volta, assieme al fratello,  in un ristorante in Croazia è riuscito a mangiare cinque chili di carne per scommessa!  E penso a cosa serve mangiare cinque chili di carne? Penso che in fondo mangiamo tanta roba ma che questa non abbia sostanza... una volta le persone mangiavano meno e svolgevano lavori più faticosi... c'è qualcosa che non torna.  Forse sarebbe meglio mangiare meno e mangiare meglio. 
Arrivo a casa estraggo le cose che ho comprato e butto gli involucri cerco di buttare la plastica con la plastica e la carta nella carta... poi ci sono cose che non so dove mettere e li butto nella pattumiera (secco non riciclabile). Li immagino già in una discarica, queste vaschette di plastica, una di quelle nella terra dei fuochi sepolte sotto la terra con le  esalazioni tossiche che ne fuoriescono. Ecco una volta non c'erano così tanti involucri di plastica. La gente riciclava, riparava.  Adesso bisogna fabbricare di continuo per lavorare, per vendere e per acquistare e poi per consumare .....




domenica 27 luglio 2014

Una Villa da Divina Commedia



Passando lungo la statale adriatica ha attirato la nostra attenzione così, in un giorno stranamente assolato di questa estate uggiosa, decidiamo di andarla a visitare, è una villa? un castello? Certamente una costruzione affascinante, è abitata? E' abbandonata? Ne scopriamo l'entrata in fondo ad una strada larga e alberata. C'è un cancello chiuso ed un cartello che già ci fa capire qualcosa: visitabile tutti i giorni chiamando il numero.... quindi è chiusa ma può essere anche aperta. 
Dietro al cancello compare un signore  signore, un custode ma più tardi avremmo scoperto che non è lì per custodire la villa ma un altro stabile, l'ex sede dell'Inps, inattiva dal 1994, pure quella abbandonata ma non del tutto. 
Telefoniamo al numero indicato e la guida (Stefano) ci dice che ci raggiungerà entro cinque minuti. Arriva e ci apre un portone laterale. 

lunedì 21 luglio 2014

Ubermensch a Castelbeer

Rieccomi ad un concerto degli Ubermensch. Questa volta erano a Castelguglielmo, sabato 19 luglio. Il concerto a dire il vero è iniziato secondo me troppo tardi. Prima si erano esibiti i Revenga... Ho visto solo poche canzoni, poi ero lontano dal palco. Ma a parte tutto sono stato contento anche di fotografare da lontano.



domenica 20 luglio 2014

Esplorazione non proprio urbana

Doveva essere un pomeriggio da Urban Explorer per vedere due tre posti nel Delta del Po... Un po' lo è stato in effetti, con qualche piccola deviazione rispetto al programma... perché una volta arrivati alla meta principali io e il mio compagno di avventura ci siamo fatti un po' di scrupolo ad entrare... troppa gente attorno ....troppi sguardi indiscreti... magari non succede niente ma magari succede qualcosa.... così decidiamo che è meglio evitare.. anche se a dirla tutta il sottoscritto sarebbe entrato...


così la nostra esplorazione urabana si trasforma in un viaggio a caso, improvvisato a zonzo come fanno i ragazzini in bici nei pomeriggi di vacanza d'estate...


Qualche controluce lungo il Po.... uno sguardo alla campagna che sembra infinita 

martedì 8 luglio 2014

Ubermensch in concerto a Fenil del Turco

Esuliamo un po' dalle visite ai luoghi abbandonati che spero di riprendere presto... facciamo invece una "pausa musicale" con alcune immagini del concerto degli Ubermensch la band tributo ai Rammstein svoltosi lo scorso 1 luglio alla festa della birra di Fenil del Turco. 



mercoledì 25 giugno 2014

Ritorno per una esplorazione quasi completa

Ci sono stato... altre due volte. La prima con un mio amico la seconda con una amica. Per fare foto di ritratto. Questa volta altri due miei amici anche loro appassionati di esplorazione urbana, una malattia piuttosto contagiosa da quello che noto soprattutto sui gruppi in Facebook.. questi due amici dicevo, mi hanno chiesto se li accompagnavo a visitare questo posto e così ci sono tornato molto volentieri .. treno .. poi vaporetto.. poi a piedi con tanto di cavalletto in mano o appoggiato in barca qua e là... un panino al chioso e poi via andare!!



sabato 14 giugno 2014

Maci e Pantani e... Pastonesi

Adesso non è che voglio trasformare questo blog in un blog di cronaca. Scrivo solo con il pretesto di mettere qui qualche foto di ieri sera quando in piazza a Rovigo c'è stata la presentazione di due libri: uno su Maci Battaglini e l'altro su Pantani. Scritti entrambi da Marco Pastonesi. Pastonesi è un giornalista della Gazzetta dello Sport che scrive di Ciclismo e che se potesse scriverebbe sicuramente di più di rugby rispetto a quello che gli lasciano scrivere. Così quando può scrive dei libri.
Pantani lo conoscono tutti in tutto il mondo. Battaglini lo conoscono tutti nel mondo del rugby. Pastonesi quando racconta è come se stesse scrivendo e tu quando lo ascolti è come se stessi leggendo un libro. Così è stato anche ieri sera nell'incontro organizzato da Enrica Quaglio intitolato  "Da Maci a Pantani, storie rotonde e ovali"davanti alla Mondadori in piazza Vittorio Emanuele.
Per parlare di Maci Battaglini e di Marco Pantani, Pastonesi prende il giro in largo, prima fa un giro in Burkina Faso, dove si corre la corsa ciclistica che lui ama di più: perchè è un ciclismo povero, sgangherato come le biciclette che i corridori usano per gareggiare. In effetti ci ha scritto anche un libro che io mi sono letto ormai qualche anno fa: "La corsa più pazza del mondo".

Arriva comunque a Rovigo, al Rugby e al ciclismo. Non perde l'occasione per fare il mestiere del giornalista quando intervista Samuele Schiavina, uno che con Pantani ci ha corso, solo che Pantani era quello che lui non era, cioè  uno scalatore e Schiavina era quello che Pantani non era cioè un velocista. Quando iniziavano le salite Pantani era davanti, molto davanti ("una volta ho provato a tenergli dietro ma siamo arrivati a 35 all'ora in salita poi ho detto basta!" ha raccontato Schiavina).  Quando c'erano le volate Schiavina era davanti, Pantani era dietro, molto dietro.
Parla anche di rugby: "I tifosi del rugby e del ciclismo hanno qualcosa in comune, sono gente strana, nel senso che sono partocolari".
Rugby e ciclismo sono due sport completamente diversi, ma secondo Pastonesi c'è qualcosa che sta in mezzo: il ciclocross. "Il libro su Pantani l'ho scritto perchè mi è stato chiesto di farlo, perché Pantani non era uno dei miei - racconta Pastonesi - perché io ho una lista di corridori che amo: sono i gregari, gente che da professionista non ha mai vinto una corsa".
Racconta più aneddoti di ciclismo che di rugby, "perchè il ciclismo ha più storie da raccontare e siccome il mestiere del giornalista è quello di raccogliere storie con il ciclismo ci va a nozze".

A fine serata poi ho preso il libro e gli ho chiesto di farmi una dedica e Marco Pastonesi me l'ha scritta...  Ho anch'io un aneddoto su Pastonesi che ho incontrato ieri ho incontrato per la quarta volta: (La prima  a Rovigo qualche anno fa ad un convegno sul doping, la seconda sempre a Rovigo in occasione della tappa polesana Rovigo-Rovigo della Settimana internazionale Coppi e Bartali nel 2010 e la terza a Mendrisio quando ho seguito i mondiali di ciclismo in sala stampa) ecco quando è venuto a Rovigo  aveva una maglia rossoblù e gli dico: scusa ma hai indossato la maglia a righe orizzontali rossoblù perché sono i colori del rugby Rovigo? e lui: Eh sì certo! Se Pantani era un Dio, Pastonesi è sicurmente un mito!


lunedì 9 giugno 2014

Villadose ritorna al tempo dei romani

Si è svolta questo fino settimana la 19ª edizione del Mercato della Centuriazione Romana di Villadose dedicato a Cesare Ottaviano Augusto a 2000 anni dalla morte. Tantissimi gli appuntamenti in calendario. Il tema di quest'anno è stato "Miti e costellazioni nell'antica Roma". 
 Si è cominciato sabato mattina che è stata dedicata alle scuole con incontri dedicati all'archeologia. Nel pomeriggio c'è stato il raduno dei Gruppi di Rievocazione storica e poi la cerimonia di apertura del mercato romano. 
Alle 21 dopo la cena a base di cibi antichi, ci sono stati gli spettacoli tra cui "Il mito e l'amore Callisto, Issione, Fetonte. E poi vari combattimenti tra gladiatori a cura dell'Associazione SPQR e l'osservazione del cielo a cura del Gruppo Astrofili Polesani. 
Domenica alla mattina si tenuto un interessante convegno di studi in sala Europa a cura di Gav, CeDi Turismo e Cultura e Comune di Villadose. Nel pomeriggio ancora spettacoli con danze, proposte dall'Associazione Danze Antiche di Villadose e i combattimenti, tra cui Legionari contro Celti, a cura dell'Associazione Aes Cranna. Poi c'è stata la sfilata conclusiva con in testa il sindaco di Villadose, Gino Alessio, l'assessore Ilaria Paparella e la consigliera Martina Romagnolo. 
Qui alcune foto che ho realizzato. 



A occhi aperti, il libo di Mario Calabresi



Ho appena finito di leggere il libro di Mario Calabresi "Ad occhi aperti" edito da Contrasto. Un bellissimo regalo che mi hanno fatto i ragazzi del Gruppo di Fotografia. Così stavo leggendo un altro libro di cui magari scriverò più avanti, ma l'ho messo subito da parte e mi sono buttato in picchiata su questo.
Anche perché è un libro di quelli che inizi a leggere ed ogni pagina che leggi scopri qualcosa di interessante, uno di quei libri che leggi con gusto, che vorresti finire subito e allo stesso tempo vorresti non finisse mai.
Calabresi intervista i grandi fotografi, trascinato dalla volontà di sapere come il tale fotografo ha scattato quella foto che lo ha reso famoso, in che condizioni era, cosa lo ha spinto a fare quello scatto.
Calabresi è un direttore di giornale con la sensibilità fotografica, perchè "negli incontri con i fotografi si trovano molte chiavi di lettura del giornalismo" come scrive lui alla fine del libro.
Sono dieci i fotografi che intervista, da Steve Mcurry che fotografa le inondazioni amazzoniche nel 1983 in India e che dice: «quell'anno ho capito che per farcela avrei dovuto entrare nell'acqua lurida, coperta di melma, di rifiuti di animali morti». McCurry che afferma che le sue foto le ha sempre realizzate alla mattina presto o al tramonto, «perchè in quei momenti la luce è migliore», che spiega che «per trovare la luce e le inquadrature giuste servono ore o giorni....In Oriente, soprattutto in India  ho imparato ad aspettare ad avere pazienza»...

lunedì 2 giugno 2014

Nelle dimore rurali abbandonate - Stage 2

Sono tornato a fare foto con L. nella provincia di Verona. Individuiamo una casa abbandonata o almeno così sembra... La costruzione è divisa in due parti una più piccola e più fatiscente e l'altra con delle parti messe a nuovo e comprendente anche una stalla ed un fienile. Scegliamo di scattare nella parte più diroccata ovviamente. L'accesso è bloccato da un cancelletto di ferro messo al posto della porta di ingresso, ma si apre con estrema facilità.
All'interno un caminetto distrutto dai vandali probabilmente. Al centro della stanza una vecchia botte di legno, pietre, ragnatele, muri scrostati, travi in legno, lampadari arrugginiti. Insomma c'è tutto si può iniziare a scattare. Gli scatti sono tutti a luce naturale... Scatto un po' di foto con il 24-105 montato sulla Canon 6D. La uso da poco ma è una macchina che mi soddisfa perchè anche scattando ad Iso elevati il rumore digitale è sempre molto contenuto. In alternativa a questo obiettivo ho utilizzato il 50mm f. 1.8 che ha una notevole luminostità, ma usandolo a tutta apertura è un attimo cannare la sfocatura... Avrei voluto scattare con i trigger photix che ho acquistato da poco ma avevo pensato di farlo per le foto in esterno. Se non che ad un certo punto è arriato il propietario della casa e giustamente ci ha rotto un po' le scatole perchè eravamo entrati senza il suo permesso. Pur essendo stato alla fine piuttosto gentile, concedendoci di continuare a scattare, non ero più rilassato e disinvolto come all'inizio, anche perchè lui è rimasto lì a togliere le erbacce e a zappare, pertanto mi sentivo un po' imbarazzato. Va beh alla fine qualcosa di buono sono riuscito a fare. In post produzione ho fatto qualche effetto con Camera raw, mettendo in pratica qualche effetto, tratto da un tutorial su come realizzare l'effetto "Dave Hill"



mercoledì 14 maggio 2014

Via Chiarugi 135

Decidere di visitare un posto abbandonato e ritrovarsi nel mezzo di una visita guidata. Il posto è sempre lo stesso: l'ex manicomio di Granzette. I ragazzi con cui mi ero messo d'accordo questa volta, erano diversi. Così ci siamo trovati a seguire il direttore di Biancoenero, testa on line, e storico del manicomio rodigino a girare tra i padiglioni che io ho visitato già diverse volte, ma ogni volta che ci vado scopro sempre qualcosa di nuovo. Questa volta mi hanno anche fornito una mappa del luogo che riporto anche qui


lunedì 5 maggio 2014

Reggio Emilia capitale delle foto

Si è svolta questo fine settimana a Reggio Emilia la manifestazione Fotografia Europea, giunta alla sua nona edizione. Il tema guida di questa edizione è stato “Vedere. Uno sguardo infinito”. Un invito alla capacità di vedere oltre della fotografia. Un maestro di questo è stato indubbiamente Luigi Ghirri, originario proprio di Reggio Emilia e a cui l'evento di quest'anno rende ampiamente omaggio con una mostra ai Chiostri di San Pietro dal titolo “Pensare per immagini. Icone paesaggi architetture”. La fotografia di Luigi Ghirri è stata un grande laboratorio fatto di dedizione e di stupore, finezza e semplicità, sguardo critico e partecipazione al proprio tempo. In questo modo ha saputo condurre la fotografia ad una nuova nascita. In mostra ci sono trecento scatti e poi, menabò, libri (in particolare quelli editi dalla casa editrice da lui fondata, la “Punto e Virgola”), copertine di dischi che lui ha curato, cartoline, riviste. La mostra sarà a disposizione del pubblico fino al 27 luglio. Sempre ai Chiostri di San Pietro si possono ammirare le opere di Sarah Moon dal titolo “Alchimies” e poi le foto del lavoro e il lavoratori dopo la guerra, dalla collezione della fondazione Mast di Bologna, di Erich Lessing. Ed ancora Simone Bergantini con l'esposizione “Addiction” e poi Speciale diciottoventicinque con “Vedere le cose perdute”. A Palazzo Magnani sono state esposte 150 opere della collazione Fotografis di Bank Austria. Ma tutta la città di Reggio si trasforma in una grande mostra perché in quasi tutti gli esercizi commerciali accolgono esposizioni fotografiche di artisti più o meno noti. A segnalarlo un riquadro stilizzato di colore fucsia, che è poi il logo della manifestazione. Il programma delle due giornate della manifestazione è stato ricchissimo di eventi, sono stati organizzati incontri, conferenze, dibattiti sul mondo della fotografia. I bar ed i ristoranti hanno proposto appositi menù ai visitatori. A Reggio Emilia si cerca di promuovere la cultura della fotografia più che il mercato e la mera innovazione tecnologica.


lunedì 28 aprile 2014

Into the old trains

In questo periodo più che scoprire luoghi nuovi mi trovo a tornare a fare visita in posti dove sono già stato. Non importa c'è sempre qualcosa di nuovo da fotografare. Stavolta ci sono tornato con la mia dolce metà.. non pensavo, a dire il vero, che accettasse di venire ... insomma non è il posto più romantico dove andare ... diciamocelo... i treni sono ancora lì. 
Come due anni fa... eh già... come passa il tempo! Questa volta trovo un venditore di piadine parcheggiato proprio lì davanti alla vecchia stazione... è piovuto fino adesso ed anzi sembra che tra un po' ricominci.... anche la volta scorsa c'ero andato in un giorno che aveva appena piovuto... Aggiriamo l'ostacolo passando davanti ad una abitazione, che ha un cortile senza cancello... non ci vede nessuno ... ci ritroviamo sui binari abbandonati... e poi un po' più avanti ecco comparire i vagoni arrugginiti, muti solitari, treni in pensione, in casa di riposo. E infatti, come gli anziani, avrebbero  mille storie da raccontare, centomila volti da ricordare. Se solo questi vagoni potessero parlare.... Adesso tutto è un silenzio assurdo. 
Le porte sono aperte e saliamo, ad accoglierci sono la polvere su vecchi sedili, ragni, vetri rotti, pezzi staccati o mancanti, vernici consumate, imbrattate, penso che potrebbero essere il set di un corto, oppure di un video musicale, di un set fotografico in stile vintage..... percorro il lungo corridoio, vado avanti con cautela perché ho sempre l'impressione che ci sia qualcun altro all'interno... improvviso qualche foto di ritratto e poi andiamo via... 
Scendiamo alla stazione da cui eravamo partiti ed un po' è come se avessimo viaggiato, un po' trasportati dai ricordi e dalla nostalgia, un po' scarrozzati dalla fantasia. L'importante è che rimangano ancora lì, per il prossimo viaggio fotografico, immaginario.  


giovedì 24 aprile 2014

Il solito posto. Eppure c'è sempre qualcosa di insolito.

Ritorno in compagnia all'ex psichiatrico .... stranamente ci sono stato proprio un anno fa in questo periodo come si può vedere dal post di allora solo con due giorni di differenza. Mi arriva un messaggio.. ci accompagni? Come no? Ci torno sempre volentieri. Avviso mia madre vado a fare delle foto all'ex.... mi risponde con un secco: "ma è casa tua là?" ... no ma quasi. Ogni volta che ci torno scopro sempre qualcosa di nuovo. E la paura di trovarmi qualcuno dietro qualche porta, dentro qualche padiglione. Ogni volta si rinnova. Quei Pericolo di crollo un po' di timore lo fanno venire in effetti... lo conosco abbastanza bene. Le foto non sono mai uguali a se stesse. Ogni volta che ritorno ho sempre più rispetto per questo posto, come fosse una cosa preziosa da custodire con cura. Anche se è tutto distrutto. Apro le porte poi le richiudo quando esco. Chiedendo quasi scusa per il disturbo. Gli alberi del grande parco mi regalano ossigeno a volontà. Dentro i padiglioni invece c'è polvere a volontà. Devo ricordarmi di portare una mascherina la prossima volta. La prossima volta. Penso a come poteva essere stato. Penso a cosa potrebbe essere stato. Penso a cosa sarà.


martedì 8 aprile 2014

Era il manicomio più grande d'Italia

Immerso nella vegetazione, nella Brianza, a venti chilometri da Milano si trova l'ex psichiatrico di Mombello o meglio... quello che ne rimane. Non è nemmeno difficile arrivarci. Ci avevano avvertito: è un porto di mare. E infatti di gente ne gira attorno. Parecchia. E' un set ambito per foto di ritratto, per video o per semplici esplorazioni come la nostra.  Una parte dello stabile è ancora occupata dal Sert e da altri ambulatori. Ci sono padiglioni che si assomigliano tutti, il primo è circondato dal nastro rosso. Non si dovrebbe entrare. Sui muri c'è anche il cartello, pericolo di crollo. Non si potrebbe entrare. Però è facile farsi prendere dall'adrenalinica voglia di entrare. E poi, lo fanno in tanti.... 
Su internet è facile trovarne la storia e la memoria: All'inizio fu Villa Pusterla, si parla del '400 poi la proprietà venne passata agli Arconati  fino a quando divenne proprietà della famiglia Crivelli nel 1718 e un loro discendente la rifecero ricostruire nel 1754 su progetto dell'architetto Francesco Croce, a cui si deve la struttura attuale. Vi dimorarono Ferdinando IV Re di Napoli e Napoleone Bonaparte.
Nel 1865 fu adibito a un manicomio, e diventò  il manicomio più grande d'Italia. 
Nel 1911 assunse la direzione di Mombello il dottor Giuseppe Antonini (1864-1938, direttore fino al 1931), che portava con sé un bagaglio ultradecennale di esperienza personale nella direzione di istituti psichiatrici, in particolare presso il manicomio di Udine, ed una cultura scientifica lungimirante. Allievo di Lombroso, Antonini si interessò non solo all’antropologia criminale e alla criminologia, ma anche alla psicologia, alla neurologia, alla clinica psichiatrica, producendo oltre cento pubblicazioni sulle diverse tematiche. La struttura venne ampliata e accoglierà oltre duemila persone ritenute "pazze". Anzi il record fu toccato nel 1918 con la presenza di 3504 malati. Nel 1942 vi trovò la morte il figlio di Mussolini, Benito Albino.  E' stato attivo fino al  1978 quando entrò in vigore la Legge Basaglia. Iniziò il suo progressivo smantellamento che si concluse nel 1999. 


sabato 1 marzo 2014

Sotto la finestra. Giochi di luce e trasparenze.

In uno dei rari giorni di sole che ci ha regalato questo atipico e piovoso inverno, ci siamo dati appuntamento io Lady Matisse davanti all'ampia finestra di un vecchio palazzo nel cuore di Padova.
Un palazzo storico costruito con muri solidi e portentosi, come non ne fanno più. Il pavimento in parquet che ricorda uno stile raffinato. Così abbiamo sfruttato la luce naturale, come facevano i fotografi di un tempo e qualche trucchetto fotografico in modo da creare una atmosfera eterea, surreale. Questo è il risultato del nostro esperimento.


sabato 15 febbraio 2014

Quelle botte di ruspa alla "Baldetti"




Era la nostra piscina. Dove tanti di noi di Rovigo e dintorni hanno imparato a nuotare. Era stata inaugurata il 14 maggio del 1975 e intitolata appunto a Francesco Baldetti, pioniere del nuoto rodigino. Era stata progettata dall'ingegnere rodigino Sergio Zerba. Io ci andavo da piccolo, poi ho ripreso i corsi di nuoto da grande, assieme alla mia prima ragazza. Una volta ci sono andato anche ai tempi del  liceo, quando decidemmo di iscriverci in tre, ma capitammo in una sera di inverno con le caldaie non funzionavano e così abbandonammo subito il campo ...o meglio la vasca.

sabato 8 febbraio 2014

Quel che rimane di Palazzo Giglioli





Primo vorrei segnalare il sito della giovane fotografa francese Lady Schnaps  che fa dei progetti come quelli che sto cercando di realizzare io da un po' di tempo. Insomma esplorazione urbana con foto di ritratto ambientato. Recentemente sono stato a Villa Giglioli a Serravalle di Ferrara dove c'è appunto questo vecchio palazzo che è stato fra l'altro anche bersaglio di tre incendi dolosi.

lunedì 3 febbraio 2014

Rincorrere la notizia

Anche il Carlino di Rovigo ha rincorso la notizia che le discoteche al nord est hanno chiuso.  Prendendo spunto dal blog memoriesonadancefloor.blogspot.it Dopo che la notizia era transitata sul sito di Repubblica, su Radio Deejay (dove Linus e Savino fra l'altro hanno mancato di completezza dell'informazione non citando nemmeno l'origine della notizia). Qualche giorno fa ne aveva parlato anche Il Gazzettino ed altri giornali e giornaletti. Volevo parlarne perfino io sulla mia pagina del settimanale con cui collaboro.  Questo fatto mi ha indotto a fare alcune riflessioni: Primo che il blog suddetto è un blog di esplorazione urbana e quindi  per una volta l'esplorazione urbana ha fatto notizia. Secondo che la costanza nel portare avanti un progetto prima o poi viene ripagata, porta ad un risultato. Prima o poi qualcuno si accorge del tuo lavoro fatto nel silenzio e vieni ripagato.  Terzo che forse un blog dovrebbe essere specialistico, per essere fruibile, utile ecc.  è meglio evitare di fare un misto, una specie di brodo di verdure, dove butti dentro di tutto per insaporire la pietanza. Quarto, mi fa pensare che di questo fatto, che ci sono tante discoteche che hanno chiuso, se fosse mancato questo blog, forse non si sarebbe saputo nulla, ovvero ci manca la visione della realtà, anche a livello giornalistico voglio dire. Manca una visione d'insieme. Ci sono i giornali grandi grandi che seguono le grandi notizie a livello nazionale e internazionale, e scendono a valle, nei paesini magari solo per qualche curiosità o per fatti molto spesso legati alla cronaca nera. Manca una via di mezzo, una visione intermedia. Quinto, c'è la mania di rincorrere la notizia: come dire: il tal giornale ha parlato di questo allora dobbiamo scriverlo anche noi!
Sesto,  tornando invece all'esplorazione urbana, io ho girato poco, per girare occorre del tempo libero, occorrono dei soldi, tante volte anche la decisione di andare in posto. Poi bisogna sapere dove andare, che posti vedere. Diciamo che personalmente piuttosto di visitare i posti e basta preferisco fare delle foto di ritratto ambientato, con delle modelle all'interno di questi posti. E' un genere che non piace tanto alla maggior parte delle persone. A volte mi faccio la domanda: fotografo per me stesso o per gli altri? La ragazza del blog sulle discoteche sicuramente avrà fotografato per se stessa prima di tutto e poi qualcuno ha visto in quello che faceva qualcosa di bello e di utile anche per loro. Ma potrebbe non essere così. Uno potrebbe fotografare per se stesso e basta senza destare nessuna attenzione o interesse nelle altre persone. Insomma non siamo  mica qui a rincorrere per forza la notizia come direbbe Pierluigi. Settimo, non rubare. Appunto non dobbiamo mica fare quello che fanno gli altri o hanno già fatto. Ottavo, basta ho concluso non devo mica per forza scrivere i dieci comandamenti. Anche questi li hanno già scritti. Nono, scusate se avete perso del tempo prezioso a leggere sto post. Decimo, ecco lo sapevo! Sono arrivato a dieci. Pazienza. 

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